“Liberata” – Domenico Dara


Voto: 5 stelle / 5

L’estate 2024, terminata da poco, ha consegnato al pubblico un grande romanzo: “Liberata”, di Domenico Dara, pubblicato dalla casa editrice Feltrinelli. Dopo il successo di “Malinverno”, Dara passa dalla fiaba realistica ad una realtà intrisa di fascino e magia, dai romanzi ai fotoromanzi, ma il sogno e l’incanto sono gli elementi indelebili che accomunano i due romanzi e contraddistinguono il suo stile narrativo. Senza dimenticare Emma Bovary!

Trama di Liberata

Liberata ha gli occhi malinconici. Crede a tutto quello che non si vede e sogna ad occhi aperti. Schiva e riservata, si guadagna da vivere facendo la dattilografa e aiutando il padre in officina. Ama rifugiarsi tra le pagine dei suoi fotoromanzi preferiti ed è segretamente innamorata dell’attore Franco Gasparri. La realtà esterna sembra non scalfirla, nonostante viva in un paese della Calabria negli anni Settanta e le lotte nelle piazze inizino a dare notizia di sé, così come i primi segni del terrorismo. I suoi più cari amici sono Giuditta e Glauco, l’amica d’infanzia e il suo edicolante di fiducia.

Credeva al destino già scritto, all’anima che vive dopo la morte, al malocchio che colpisce, all’invidia che affama, a certi pensieri che spostano gli oggetti, alle voci dei defunti, ai sogni che si avverano, al potere misterioso della luna, alle vite che non sono accadute ma che lo stesso ci perseguitano

Attraversare la vita senza urti, non assumersi grosse responsabilità è da sempre il suo stile di vita, finché non incontra Luvio. Il nuovo operaio del padre inizia a darle attenzioni, e per lei il mondo si colora di gioia inattesa e di freschezza.
L’amore sempre sognato dei fotoromanzi diventa realtà. Ma la realtà è spesso più dura e complessa di quanto una giovane fanciulla possa immaginare.

Recensione

C’è un po’ di Liberata Macrì in tutte noi. Siamo state Malinconiche, Imbambolate, Illuminate, Ingannate, Imprudenti, Avvilite, Irrequiete.
Abbiamo sognato con i fotoromanzi, idealizzato luoghi e persone, riempito le giornate di pensieri, belli e brutti. Abbiamo vissuto tra il visibile e l’invisibile, immaginando mondi perfetti, ma riempiendo la mente di sospetti per ogni incrinatura che il mondo reale ci poneva di fronte. Poi siamo state anche usate, ingannate, ci siamo scontrate amaramente con la dura realtà. E, dopo un cammino più o meno lungo, ci siamo Liberate. Perché Liberata non è solo un nome. È il simbolo del riscatto, della rinascita, dell’esuvia.

Credeva ai fili invisibili che legano le cose del mondo, dai fiori alle stelle: credeva alla sopravvivenza dell’anima, alla memoria degli oggetti, al patto segreto che congiunge i vivi e i morti, ai nomi che sono destini, alla natura sovrumana degli insetti.”

La sua storia ti entra dentro, diventa parte di te, grazie a una prosa poetica evocativa. È la poesia delle piccole cose che diventa narrazione. Entra negli spazi nascosti della nostra quotidianità, li veste di magia e li trasforma in incanto. Ecco perché il romanzo conquista e ammalia i lettori, usando la semplicità e la delicatezza come tecniche narrative.
La penna inimitabile di Domenico Dara dà vita a immagini espressive, arricchite da parole soffuse, lievi, ma capaci di creare atmosfere incantevoli, anche quando si affrontano temi importanti, ma appena accennati, come l’identità di genere, la violenza, la mancanza di affetto materno.

Tutto il mondo che gira intorno a Liberata ha contorni indefiniti, ma ricchi di fascino. Pochi cenni per tratteggiare i personaggi, capaci però di renderli esemplari e caratteristici. La tenerezza di Beccaria, l’esuberanza di Giuditta, la lealtà di Glauco, i misteri di Zangari, il mondo occulto di Adele ci conducono in un microcosmo vivo, realistico e suggestivo.

“Liberata” può essere considerato un romanzo di formazione. Segna il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, aiuta a prendere coscienza del proprio essere, restituisce la libertà di vagare per il mondo e anche di scegliere tra il visibile e l’invisibile.

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