“Cristo fra i muratori” – Pietro Di Donato


Voto: 5 stelle / 5

“Cristo fra i muratori” è un libro di Pietro Di Donato (1911-1992) che è stato pubblicato nel 1939. Nasce dal racconto “Christ in Concrete” (“Cristo nel cemento”) del 1937. L’autore è nato a New York da genitori abruzzesi, provenienti da Vasto. Io l’ho letto nell’edizione Readerforblind del 2021, tradotta da Nicola Manuppelli.

L’ultimo romanzo di Pietro Di Donato è già tradotto in italiano da un professore di Pescara ma non è ancora pubblicato.

Trama di Cristo fra i muratori

Siamo in un cantiere newyorchese degli anni Venti del Novecento, in un periodo in cui la sicurezza sul lavoro – specie se in nero – e la qualità nell’edilizia non sono fra le priorità.

Questo romanzo a sfondo autobiografico racconta di un dodicenne che si trova addosso la responsabilità di mandare avanti la sua numerosa famiglia.

Il piccolo lascia la scuola, come ha fatto Pietro Di Donato, e assolve a questo compito con tutto il suo impegno e il suo amore, ma ne soffre con il corpo e con l’anima.

Recensione

“Cristo fra i muratori” è un libro commovente, enfatico, profondo, innovativo. Sfrutta il discorso diretto libero e a volte il flusso di coscienza per rendere le sofferenze e il disagio degli immigrati italiani in USA negli anni Venti. Nonostante il tono largamente enfatico l’ho iniziato piangendo.

“Il Lavoro era un labirinto di mattoni che lo avrebbe risucchiato sempre più in profondità, e non ci sarebbe stato più ritorno. La vita non sarebbe mai stata una musica dolce, una festa, un dono della Natura. La vita sarebbe stata la stretta del muro che distorceva le loro membra dritte sotto il peso del caldo, della pioggia e del freddo”

Come spiega Sandro Bonvissuto nella prefazione, “lavorando su un cornicione, su un ponteggio nel vuoto, su una trave di ferro nel cielo di New York accetti di morire un po’ ogni giorno”. Ora che è stato riscoperto, Di Donato “è diventato chiunque, e oggi sarebbe rumeno o tunisino”.

Mi hanno coinvolta molto i picchi lirici e di riflessione dedicati al Lavoro, che viene sempre indicato con la lettera maiuscola, e alla povertà. Mi hanno commossa il disagio di vivere in un luogo in cui non si è tutelati dalla legge e di cui non si capisce la lingua; il crollo del sogno americano, la prigione dell’indigenza, la nostalgia dell’Abruzzo.

Sono stata contagiata dall’euforia di un banchetto matrimoniale di cinque ore: mi è capitata la stessa cosa solo con una scena simile ne “L’ammazzatoio” di Émile Zola.

“Paul, il lavoro non è la libertà. Il tuo meraviglioso cervello è la libertà…”

“Cristo fra i muratori” è stato pubblicato lo stesso anno di “Furore” di John Steinbeck, battendolo secondo il Book of the Month Club. In America è definito uno dei più grandi romanzi proletari nati lì. Non a caso entrambi i libri raccontano il tramonto del sogno americano, la Grande depressione, la stretta della fame.

Vicissitudini

In Italia “Cristo fra i muratori” è arrivato nel 1941 grazie a Valentino Bompiani. Il suo autore era però iscritto al partito comunista e obiettore di coscienza: il regime fascista lo ha sequestrato e poi restituito alle stampe solo nel 1944. Ha censurato alcune parti e manipolate altre per mettere in risalto l’atteggiamento ostile degli Americani nei confronti degli immigrati Italiani.

Di contro, anche la versione cinematografica del film di Edward Dmytryk “Give Us This Day“, nel 1949, ha subito l’ostracismo di un comitato hollywoodiano che monitorava attività considerate antiamericane.

Insomma, un autore scomodo per tutti.

“Nessun poeta sarebbe stato lì a intonare ispirati versi in metrica in onore della pietra, nessun artista su un’impalcatura avrebbe dipinto il sudore acre di questi poveri cristiani sullo sfondo dei mattoni rossi e della malta grigia, nessun compositore avrebbe accordato i propri strumenti con il moto urlante del Lavoro e il grido senza voce di quegli uomini in tuta”

Trovo che “Cristo fra i muratori” sia un romanzo intenso e pieno di dolore. Sapere che ha molto di autobiografico stringe il cuore e fa venire voglia di sapere di più del suo autore. Per esempio, ho scoperto che ha scritto altri cinque libri e che, quando finivano i soldi derivati dai diritti d’autore, tornava a fare il muratore. Questo documentario di Stefano Falco del 2021 propone alcune interviste allo scrittore, con commenti anche del critico letterario Francesco Durante e la testimonianza diretta del giornalista vastese Giuseppe Catania.

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