
Nel 2016, a un soffio dal duecentesimo anniversario della poesia “L’infinito” festeggiato l’anno scorso, lo scrittore Alessandro D’Avenia ha pubblicato per Mondadori il saggio “L’arte di essere fragili”, dedicato alla figura di Giacomo Leopardi. Dello stesso autore abbiamo pubblicato la recensione di “L’appello” e “Cose che nessuno sa“.
Trama di L’arte di essere fragili
Costruito sotto forma di epistolario, “L’arte di essere fragili” è un saggio vicino alla critica letteraria che intende dare una luce diversa e moderna all’opera di Giacomo Leopardi. Per avvicinarlo agli adolescenti ne viene messo in risalto il comune bisogno di esplorazione e di fuga.
Vengono citati alcuni fatti salienti della sua vita; alcuni dei suoi versi più famosi vengono presentati nella loro universalità.
La peculiarità di questo libro è in una folta serie di testimonianze del mondo degli adolescenti di cui l’autore si fa latore, rischiando la sensazione di autoreferenzialità.
Recensione
Accompagnati dall’arte oratoria di D’Avenia, è facile immaginare il suo carisma a lezione.
Non bisogna avvicinarsi a “L’arte di essere fragili” cercando una disamina completa della vita e le opere di Giacomo Leopardi, né una sua biografia. Il fatto che D’Avenia lo scriva alla stessa età in cui Leopardi è morto, lascia intravvedere un omaggio estremamente personale che avvicina questa produzione a “Ciò che inferno non è”. Quel libro era dedicato a Padre Pino Puglisi che lui ha conosciuto personalmente.
“Cos’è, Giacomo, l’amore se non un confidare a qualcuno il punto più scoperto dove colpirci, nel caso smettesse di amarci?”
La maniera in cui gli adolescenti vengono raccontati in “L’arte di essere fragili” attraverso gli occhi di un docente che passa molto tempo con loro, ci rimette in contatto con quanto di più fragile di quell’età è rimasto sedimentato. Ci incoraggia a prendercene cura.
Ho letto questo libro perché scelto per il mese di novembre dal gruppo di lettura EquiLibro di Pescara
Quando un grande romanziere italiano incontra l’eccellenza della nostra poesia, non può che nascere un piccolo capolavoro! D’Avenia dialoga con Leopardi con una dolcezza e una profondità che arricchisce e scuote. Ho amato molto questo saggio, soprattutto perché aiuta a liberarsi da ogni pregiudizio e ci presenta Leopardi in una veste totalmente nuova. Fu un “cacciatore di bellezza”, affamato di vita e di infinito, capace di cogliere ogni sfumatura, di vedere ciò che gli altri non riuscivano a vedere. Penso sia un valido supporto per uno studio approfondito sul più grande poeta dell’Ottocento italiano.