“L’enigma della camera 622” – Joël Dicker


Voto: 4 stelle / 5

“L’enigma della camera 622” (titolo originale L’Énigme de la Chambre 622) è un romanzo di Joël Dicker pubblicato da La nave di Teseo nel 2020, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra. Dello stesso autore abbiamo recensito “La verità sul caso Harry Quebert” e “Un animale selvaggio”.

Come si evince dalla dedica, il libro omaggia il suo primo editore, amico, maestro Bernard de Follois recentemente scomparso. Ma riconoscenza, stima, affetto verso il mentore che nel 2013 ebbe l’intuizione di lanciare “La verità sul caso Harry Quebert” prendono vita in una serie di aneddoti e ricordi inseriti nella narrazione. Emerge l’autenticità di un legame profondo e una perdita ancora da superare attraverso la scrittura.

Trama di L’enigma della camera 622

La voce narrante è lo stesso Dicker chiamato “Lo Scrittore” che dopo una delusione sentimentale e la scomparsa di Bernard si concede un periodo di riposo al Palace di Verbier, ispirato al leggendario Hotel Schweizerhof nei Grigioni. Quando gli viene assegnata la suite 623, osserva che il numero 622 manca e il personale è piuttosto evasivo a riguardo. È questo lo spunto che accende il thriller e giustifica il titolo. Incuriosito dall’anomalia, scopre che una quindicina di anni prima nella camera fantasma è stato commesso un omicidio rimasto irrisolto. Ha così inizio una maratona investigativa condotta insieme a una pimpante ospite dell’albergo di nome Scarlett. Che sia l’occasione per scrivere un nuovo romanzo oppure la vacanza è andata in fumo?

Nella finzione narrativa i due si appassionano al cold case che coinvolse nomi eccellenti. Infatti l’assassinio venne perpetrato durante la festa annuale della più importante banca privata svizzera, in procinto di nominare il nuovo presidente dopo la corsa a ostacoli di candidature, controcandidature, sgambetti, rivalità, ricatti maturata dietro le quinte.

Lo Scrittore e Scarlett passano in rassegna archivi, rapporti, testimonianze, articoli, resoconti processuali perché all’epoca il fattaccio scoperchiò altri reati. Ampi flashback ricostruiscono il profilo degli attori principali dal banchiere Macaire Ebezner al cerchio magico del consiglio di amministrazione, compresi mogli, amanti, congiunti, sottoposti, personale della struttura ricettiva. Riescono a incontrare l’ispettore che si occupò del caso. E mentre si scervellano per identificare l’assassino, dal passato affiora una vicenda complessa che si incaglia nello stesso punto degli inquirenti. Fino al coup de théâtre dell’epilogo, l’ultimo di una catena di colpi di scena e trompe l’oeil che si rincorrono per 648 pagine.

Recensione

Danza tra realtà e immaginazione, flirta con la metaletteratura, ci porta nel dedalo di una vicenda complicatissima questo romanzo dell’autore ginevrino. Non è un thriller in senso stretto e richiede una buona dose di sospensione di incredulità. Quella che permette al pubblico l’immersione in situazioni rocambolesche. Non è questa la magia della lettura? Dal giallo classico deduttivo mutua l’omicidio in un microcosmo altamente civilizzato dove chiunque può trasformarsi in assassino. Pesca a piene mani dal filone spionistico più ironico che muscolare. Intreccia avventure, equivoci, travestimenti da far impallidire feuilleton e romanzo greco. Quante peripezie per gli innamorati! Oppositori, falsi aiutanti, gelosie, imprevisti, segreti, ricongiungimenti, distacchi. Mescola le carte del romance e thriller psicologico. Si interroga sulla voglia di scrivere, la “malattia dello scrittore”, la costruzione di una storia convincente e molto altro ancora. Dicker è un mago a spezzare e ricomporre l’asse temporale: a dare continuità e suspense ci pensano stacchi e riprese a coblas capfinidas. E per molti capitoli ignoriamo l’identità della vittima. I numerosi personaggi sono impegnati a raggiungere sottobanco un obiettivo, il loro oggetto del desiderio. Uno dei più riusciti è il protagonista Macaire Ebezner, il figlio che nessun banchiere vorrebbe come successore, una figura comica suo malgrado, profondamente umano nelle debolezze, onesto nei maneggi che, come tutti, desidera solo essere amato. In fondo “L’enigma della camera 422” di Joël Dicker ci ricorda l’importanza dell’amore variamente declinato perché:

“Nella vita a due non dobbiamo far fiorire il nostro piccolo giardino segreto, ciascuno per conto proprio, ma imparare a coltivare un orto insieme”

E il senso della nostra esistenza dipende da quanto riusciamo a difendere le persone che amiamo. Una lettura scoppiettante e avvincente.

Isabella Fantin

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