“Il commissario Nincasi” – Roberto Raguso


Voto: 2.5 stelle / 5

Oggi vi presentiamo “Il commissario Nincasi” di Roberto Raguso (Nep Edizioni 2024, 130 p.), new entry nel poliziesco del nostro Paese. Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale ricevuta in omaggio. Tecnico di radiologia, da alcuni anni l’autore coltiva la passione per la scrittura e dopo due libri per bambini questo è il suo noir d’esordio. Il romanzo, ambientato una decina di anni fa, propone tre inchieste di Tito Nincasi, commissario di una piccola stazione di polizia ai Parioli intrecciando esperienza professionale e vita privata.

Trama de Il commissario Nincasi

In “Niente è come sembra” il ritrovamento del cadavere di una donna elegante nei pressi del Tevere fa emergere segreti e bugie della borghesia capitolina e di cittadini al di sopra di ogni sospetto. Tanto che pressioni dall’alto per distogliere i riflettori dal caso non tardano ad arrivare al questore. A lui il Nincasi dichiara: “Sarà molto difficile poter continuare, soprattutto quando si toccano i vertici, decida lei signor questore, a me potrebbe fare solo piacere essere sollevato dal caso”. Certo, si fatica a ravvisare quell’ambizione e tenacia sottolineate nella presentazione del romanzo che mi hanno invogliato a leggerlo.

Ne “Il monte insanguinato” un misterioso omicidio interrompe la vacanza sulla neve dell’ispettore. Infatti sulle piste da sci viene rinvenuto il corpo di quello che sembra un prete. I primi indizi raccolti sono riconducibili all’ipogeo massonico ed esoterico. Quando i media diramano la foto della vittima nella speranza che qualcuno si faccia avanti per il riconoscimento, cinque donne rispondono all’appello. Tutte rivendicano la loro esclusività in quanto amanti del defunto. C’è pure una moglie. E qui le deposizioni diventano commedia, della serie “Non drammatizziamo… è solo questione di corna!” come il titolo di un celebre film. Per fortuna a un assistente del Nincasi non sfuggono dettagli risolutivi:

Paul fissò intensamente la signora, vide un bracciale di Pandora con appeso un ciondolino rappresentante il sigillo di Salomone in argento con la Stella di Davide, simbolo templare e come anello aveva l’Occhio Onniveggente di significato massone

Per Tito Nincasi non c’è pace nemmeno al mare, sfondo del terzo episodio “La stalattite”. Durante una visita guidata nelle Grotte di Castellana in Salento, il commissario rimane indietro rispetto al gruppo affascinato com’è dallo spettacolo naturale. Casualmente scorge una pozza di sangue e un uomo riverso a terra, trafitto alle spalle da una stalattite. Anche questa volta l’identità è ignota, la morte cruenta e come se non bastasse i sospetti convergono su di lui in quanto autore della scoperta.

Recensione

La narrazione è lineare. Assenti azione, inseguimenti, sparatorie, depistaggi e violenza. Dopo la scoperta della vittima, la vicenda si svolge prevalentemente in commissariato dove bastano un paio di interrogatori per inchiodare i sospettati. Anzi, da appassionata di gialli e dintorni non mi sono mai imbattuta in indagini così rapide, ricche di fortunate coincidenze e riscontri immediati. Tito Nincasi presenta maggiori potenzialità psicologiche per l’impronta deflessa (“non è molto bravo come commissario, ma ama il suo lavoro“) che lo distingue dall’eroe, dall’antieroe, dal lupo solitario, dall’outsider in combutta con i superiori, per citare solo i più diffusi stereotipi dell’investigatore. Uno spunto, questo, che avrebbe meritato una caratterizzazione maggiore. “Il commissario Nincasi” di Roberto Raguso è una lettura garbata con alcune ingenuità che ha i colori pastello di un aspirante thriller.

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