“Dieguito e il Centauro del Nord” – Pino Cacucci


Voto: 5 stelle / 5

Dieguito e il Centauro del Nord” è un romanzo di Pino Cacucci pubblicato da Mondadori a gennaio 2024. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggo.

Trama di Dieguito e il Centauro del Nord

Chihuahua1983, la piccola erede del grande rivoluzionario messicano, ascolta affascinata il racconto del l nonno materno, scoprendo un mondo di storia e libertà. La stessa storia le era stata raccontata durante le lezioni a scuola, notizie che ora le paiono contraddittorie, fosche e fredde, trattate con distacco.  Adelita è la nipote della storia della rivoluzione, il racconto che con tanto ardore la avvolge, le apre il cuore verso la verità doverosa di quegli eventi.

Parral, 1916. Pancho Villa ferito, viene nascosto in una grotta dai peones locali. L’abuelo, che allora è ancora il piccolo Dieguito, sarà il suo fedele che gli porterà il necessario per vivere, a rischio di scoperto dai gringos e dalla polizia local. Il compito di Dieguito non sarà limitato a portare viveri e cure al Centauro del nord. Adelita è un turbinio di domande, tutte si fondono in una sola: chi è Pancho Villa, condottiero e visionario? L’abuelo racconta, di una leggenda, di speranza che tuttavia coincide con un ben più palpabile destino di giustizia sociale.

Oggi: Adelita, ora è una “rivoluzionaria” che con la propria voce dimostra di aver assimilato tutta la storia del centauro del nord. La sua grande voce è diventata la bandiera amata ed ascoltata da un pubblico che la adora al pari di grandissime cantanti quale Chavela Vargas. Adelita pare usare le parole, musicandole e sprigionandole con forza, di Dieguito, onorando la memoria della rivoluzione messicana. Rivoluzione culturale e politica, una rivoluzione che porta il contadino alla conoscenza acculturata della scrittura.

A consapevolezza del presente una canzone continua a risuonare con queste parole: “Tu li hai vissuti quei tempi e ora… dimmi, cosa resta?”

Recensione

In questo riscritto, basato sulla storia vera, sulla vita reale, su fatti accaduti ed eventi storici e personaggi reali, si parla dell’importanza nel tramandare la memoria. E’ un bellissimo spaccato sull’importanza del rapporto tra generazioni, il vecchio che racconta alla nipote dodicenne le memorie che non debbono essere dimenticate.

Risalta l’importanza di non dimenticare per non dare lo scontato della nostra attuale posizione: passare da uomini liberi a schiavi dei “latifondisti” è un passo estremamente breve. Questa narrazione che si sviluppa in un rimembro temporale tra il 1916 ed il 1983, ha lo spessore di mille tomi che riportano gesta e onori intrecciando passato e futuro, in un mischiarsi di straordinarie bellezze del Messico a ineguagliabile memoria e cultura.

È entusiasmante leggere che con tanta dignità le persone abbiano lottato con fierezza, orgoglio e passione per l’ideale chiamato libertà.

“Questo romanzo”Dieguito e il centauro del nord” non solo è una ricostruzione storica eccellente e ottimamente fotografata. E’ una riflessione che porta a rivelare l’amaro che abbiamo in bocca: la frustrazione dei rimorsi che inconsapevolmente proviamo sulla assenza di rapporti umani e valori nel tramandare e nel coltivare questo seme per poter ridare vita e nuovi frutti.  

Sono rimasto entusiasta e nel finale commosso, sferzato da questo racconto che porta a rimembrare e sollevare i miei peggiori rimorsi. Fosse anche solo per questo motivo, ne consiglio la lettura.

Non sono mai generoso nelle mie valutazioni: questo romanzo, senza pretese letterarie, abbastanza breve, poteva essere maggiormente curato, ma vi è qualcosa in esso che travolge l’animo. Pare una poesia anarchica e struggente, porta alle proprie riflessioni, ti accompagna oltre l’egoismo del pensare solo a se stessi, celebra l’umana generosità e il risveglio dei valori.

Non so se il suo reale valore sia 5 stelle, ma terminata l’ultima pagina, non ho potuto fare ameno di riconoscere la mia fragilità e il mio egoismo, per tanto non posso che dare questo voto a mio avviso meritato.

Una parentesi doverosa di storia

Villa Pancho

Rivoluzionario messicano

Nome originale: Doroteo Arango

Nato: 5 giugno 1878, Hacienda de Río Grande, San Juan del Río, Durango, Messico

Morto: Pancho Villa (nato il 5 giugno 1878, Hacienda de Río Grande, San Juan del Río, Durango, Messico — morto il 20 luglio 1923, Parral, Chihuahua) era un Leader rivoluzionario e guerrigliero messicano che combatté contro i regimi di Porfirio Díaz e Victoriano Huerta e dopo il 1914 si impegnò nella guerra civile e nel banditismo. Villa era figlio di un bracciante agricolo e rimase orfano in tenera età. Per vendicarsi dell’aggressione subita dalla sorella, uccise uno dei proprietari della tenuta in cui lavorava e fu poi costretto a fuggire in montagna, dove trascorse la sua adolescenza da fuggitivo.

Nel 1910 si unì Villa La rivolta di Francisco Madero contro il dittatore del Messico, Porfirio Díaz. Durante la ribellione Villa, che non aveva un’istruzione formale ma aveva imparato a leggere e scrivere, dimostrò le sue doti di soldato e organizzatore. Questi doni, combinati con la sua profonda conoscenza della terra e della gente del Messico settentrionale, gli permisero di mettere a disposizione di Madero una divisione di soldati addestrati sotto il suo comando. Dopo il successo della rivoluzione, Villa rimase nell’esercito irregolare.

La rivoluzione

Nel 1912, durante la ribellione di Pascual Orozco, Villa suscitò i sospetti del generale. Victoriano Huerta , che lo condannò a morte, ma Madero ordinò la sospensione dell’esecuzione e mandò invece Villa in prigione. Villa scappò di prigione a novembre e fuggì negli Stati Uniti. Dopo l’assassinio di Madero nel 1913, Villa tornò in Messico e formò una banda militare di diverse migliaia di uomini che divenne nota come la famosa División del Norte (Divisione del Nord). Combinando la sua forza con quella di Venustiano Carranza, Villa si ribellò alla dittatura sempre più repressiva e inefficiente di Huerta, rivelando ancora una volta il suo talento militare ottenendo numerose vittorie. Nel dicembre 1913 Villa divenne governatore dello stato di Chihuahua. Con Carranza vinse una vittoria decisiva su Huerta nel giugno 1914. Insieme Villa e Carranza entrarono a Città del Messico come leader vittoriosi di una rivoluzione.

La sfiducia e la rivalità tra i due uomini, tuttavia, portarono presto a una rottura tra loro, e Villa fu costretta a fuggire da Città del Messico con il leader rivoluzionario. Emiliano Zapata nel dicembre 1914. Gravemente sconfitto da Carranza in una serie di battaglie, lui e Zapata fuggirono sulle montagne del nord. Per dimostrare che Carranza non controllava il Messico settentrionale, Villa giustiziò circa 17 cittadini statunitensi a Santa Isabel, Chihuahua, nel gennaio 1916 e due mesi dopo attaccò Columbus, nel Nuovo Messico, uccidendo circa 17 americani. Il presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson inviò quindi una spedizione guidata dal generale John J. Pershing in quella zona. Tuttavia, a causa della popolarità di Villa e della sua profonda conoscenza del territorio del Messico settentrionale, e a causa dell’avversione del governo messicano per la presenza di Pershing sul suolo messicano, si rivelò impossibile catturare Villa.

Villa continuò la sua attività di guerriglia finché Carranza rimase al potere. Dopo il rovesciamento del governo di Carranza nel 1920, a Villa fu concessa la grazia e un ranch vicino a Parral (ora Hidalgo del Parral), Chihuahua, in cambio dell’accettazione di ritirarsi dalla politica. Tre anni dopo fu assassinato in mezzo a una raffica di colpi di arma da fuoco mentre tornava a casa con la sua macchina da una visita a Parral.

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